È sera. Mario Coletti, dirigente al ministero dell'ambiente, rientra a casa dal lavoro. Dapprima rimane bloccato nel traffico romano e quindi, giunto sotto casa, si prepara alla consueta, snervante ricerca di un parcheggio. Inaspettatamente, lo trova proprio davanti all'ingresso del suo condominio.
Il portiere, egualmente incredulo, si congratula con lui. Sale quindi dalla famiglia e festeggia con loro il miracoloso evento. Mario commenta che la sua situazione è simile a quella di un ironico cortometraggio italiano di qualche anno fa intitolato proprio "Sotto casa". Tuttavia, a differenza del protagonista del breve film, nei giorni successivi Mario decide di non spostare più la propria vettura, scivolando sempre più nell'ossessione e nella paranoia.
Il primo giorno, invece di andare in ufficio, resta a casa in regime di lavoro agile; il secondo giorno prende le ferie; nei giorni successivi utilizza i mezzi pubblici romani, di cui scoprirà pregi e difetti, vantaggi e svantaggi. Il fatto che la sua auto resti per giorni parcheggiata davanti al condomino suscita le invidie e i malumori del resto degli inquilini: c'è chi gli offre del denaro per spostare la macchina, c'è chi lo minaccia, c'è chi intende denunciarlo. Anche la moglie inizia a preoccuparsi per la sua salute mentale.
Una mattina un cartello del comune annuncia che causa lavori la strada dovrà essere sgombrata dai veicoli. Per scongiurare il pericolo, convince il senzatetto del quartiere a dormire nel veicolo per avvertirlo dell'inizio dello sgombero e poter così spostare la vettura in tempo utile.
Sempre più turbato dalla prospettiva di dover da un momento all'altro liberare il posto auto, una notte Mario somatizza: ha un forte attacco di ernia che lo costringe a letto vari giorni, rimandando così il pericolo.
Alcuni giorni dopo, resosi conto che la moglie potrebbe decidere di spostare il veicolo, Mario esce di notte e buca una ruota della sua stessa auto. La sera dopo, prende le due copie delle chiavi e le getta nella spazzatura. Ma c'è una sorpresa.
Il romanzo si conclude alla maniera di una leopardiana operetta morale: va in scena un dialogo tra il protagonista e il portiere dello stabile. Perché l'auto è stata bensì infine spostata, ma non da Mario.
Ambientato in una Roma talmente irriconoscibile che non è più neppure possibile farne la caricatura, un romanzo dal tono solo apparentemente lieve ed ironico ma in realtà percorso da una vena ora surreale ora più oscura, e che contiene al suo interno riflessioni quasi saggistiche sulle città, sul traffico, sulle automobili e sul nostro esserne prigionieri, sull'ambiente, sul riscaldamento globale, sui rifiuti.
Un romanzo di cui tutti noi potremmo essere (e in realtà già siamo) i protagonisti