Trascorsi trent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il paradigma culturale occidentale sostiene che l'estrema fine di una vita assurda è degna d'essere solo presa in giro. Il motivo è che ridere della morte richiama l'attenzione sulle cose che vanno male in vita e che sono da cambiare. Per farlo non basta ironizzare ma ci vogliono concetti col marchio della duratura popolarità, cioè idee e forme costruite da una casa comune, su misura, pronte da far indossare al più vasto numero di persone e per il più lungo tempo possibile. A motivo che solo i modelli culturali prêt-à-porter di una trending Fashion House riescono davvero a "migliorare" il mondo globale. Armena Tode prende le mosse dal finire della cultura degli amanti dell'assurdo di fine guerra, ovvero di quelli cui importava vivere il più possibile e l'esemplare culturale vincente, di quelli cioè che, indossati cravatta e colletto bianco, danno priorità a vivere meglio. Iniziata la carriera universitaria, Lucia, la protagonista, presto si avvede che gli inquieti nomadi che credevano nell'assurdo, si sono per lo più installati nella casa comune di idee e forme a misura e somiglianza di quelle create dalla sua direttrice. Pur con ideali antitetici ma una prestigiosa cattedra in arrivo per promuoverli, Lucia progetta di fare altrettanto. Lei s'accorge peraltro che il ruolo della sua cattedratica è solo di facciata. In realtà la sua funzione fa da copertura a una complessa e articolata quinta colonna, quale sistema di intelligence la cui finalità è instaurare una subordinazione culturale a partire dal territorio che la ospita. Quando la cattedra le è ormai a portata di mano, Lucia intuisce che i suoi anni trascorsi in Istituto non gli hanno affatto procurato quanto desiderava. Anzi, di quel poco che si era iniziato praticamente nulla è continuato. La sua direttrice ha dovuto vivere anch'essa la sua stessa nostalgia di senso compiuto, guarita peraltro, gettando via i propri sentimenti, emozioni e creatività. Difronte al prezzo che si paga per cambiare le cose, Lucia si domanda cosa fare. Educata a rispettare il valore che li riassume tutti quanti, cioè il decoro anche in presenza dell'assurdità, lei sceglie di vivere meglio anche se ciò richiede di ingannare gli sguardi indiscreti che si fossero posati sulla povertà di creatività che ciò comporta. Lucia preferisce dunque edificare una Casa comune. Sentendo però di dover scrivere un epitaffio al dubbio sul senso del mondo, Lucia rende un omaggio alle emozioni che anch'essa, come ha fatto la sua capa prima di lei, sta per seppellire. Quale compendio del mondo assurdo il suo scritto assume però l'aspetto celebrativo della qualità di vivere nel modo simboleggiato, già secoli prima dalle tre scimmiette.